In questa sezione puoi trovare le risposte alle più comuni domande relative all’osteoporosi gravidica. Speriamo possano esserti d’aiuto.
PRIMA
Per un meccanismo che non è del tutto chiaro, la gravidanza e il successivo allattamento possono talvolta causare nella donna una situazione di osteoporosi transitoria che non dà segno di sé, in quanto non dà origine a fratture e passa poi fisiologicamente una volta ripristinate le condizioni metaboliche post-gravidanza. A volte, però, o perché l’osteoporosi è molto severa, o per altri meccanismi patogenici non del tutto chiari, questa osteoporosi transitoria:
- si manifesta con delle fratture a carico della colonna vertebrale
- causa danni così importanti che il recupero fisiologico post-gravidanza non riesce a riportare la salute delle ossa nelle condizione pre-gravidanza.
Quando si innescano i primi crolli vertebrali, bisogna intervenire al più presto fermando la patologia. Minori saranno i danni oggi, minori o nulli nel lungo termine saranno il dolore, il grado di disabilità, i danni permanenti.
Non è detto, per fortuna! L’osteoporosi non causa dolore di per sé, sono le fratture a farlo. Perciò, se ti trovi nella condizione di un dolore di intensità altissima e assolutamente invalidante tale che il movimento, la torsione, il piegare la schiena, il reggere un peso anche minimo causano fitte insopportabili, potresti essere affetta da osteoporosi gravidica. Alcune donne riferiscono fitte assimilabili a scosse elettriche accompagnate da dolori lancinanti anche in posizione di riposo e durante il sonno. Da 1 a 10, il dolore è 10.
La sintomatologia potrebbe tendere a diventare più lieve a seguito di un periodo di riposo ma normalmente non sparisce del tutto e si ripresenta in forma più acuta alla ripresa della vita normale.
L’esame per eccellenza che misura la densità delle ossa, e che quindi diagnostica l’osteoporosi, è la densitometria. Tuttavia, è improbabile che questo sia il primo esame che farai.
La diagnostica per immagini si fa in tutti i pronto soccorso e dà risposte chiare. Una RM individua le fratture e gli edemi ossei, permettendo di capire se sono recenti o meno, e può svelare facilmente una situazione di anomala trasparenza ossea. Con la TAC si evidenziano chiaramente le fratture e i crolli vertebrali. Una radiografia, invece, molto spesso non riesce a mostrare la presenza dei crolli vertebrali.
Anche gli esami del sangue sono utili. Un normale emocromo dice poco: bisogna dosare
- la vitamina D3, perché in genere l’osteoporosi gravidica è associata a una carenza di D3
- il CTX
Purtroppo, i medici diagnosticano le malattie che conoscono. Per questo è necessario che tu ti rivolga a uno specialista o a un centro specializzato in patologie del metabolismo osseo. MAMog ti può supportare in questo.
DURANTE
Ti sei rivolta a un medico o a un centro competente? Ti serve un endocrinologo competente non solo per raggiungere una diagnosi, ma soprattutto per impostare una adeguata terapia delle fratture, della riabilitazione e della cura dell’osteoporosi.
Trovato il tuo medico, devi avere fiducia e pazienza. Soprattutto pazienza: I tempi della guarigione sono lunghi.
Possiamo anticiparti che la parte complicata è la gestione delle fratture. A una prima fase di assoluto riposo, se non immobilità, segue un periodo in cui indosserai un busto, grazie al quale recupererai un po’ di autonomia. Poi, inizierai lo svezzamento dal busto e il relativo recupero funzionale del movimento tramite la riabilitazione, fase molto delicata e che devi curare attentamente. Poi, piano piano, tornerai.
L’osteoporosi gravidica ha molti volti: le fratture, la riabilitazione, il metabolismo osseo. Ti servirà uno specialista per ognuno di questi aspetti:
- Un endocrinologo esperto in metabolismo osseo, oppure un reumatologo, per giungere alla diagnosi e gestire la tua osteoporosi nel lungo termine. Per impostare la terapia più adeguata, per monitorare il recupero osseo.
- Un ortopedico esperto in danni alla colonna, talvolta un neurochirurgo, sarà la figura che capirà con chiarezza la situazione della tua colonna. Troverà, conterà e categorizzerà le fratture e i crolli vertebrali; sceglierà tra un approccio conservativo Per alcuni pazienti è stato un interlocutore a lungo termine, in altri casi l’esperto consultato dal tuo endocrinologo o fisiatra.
Un fisiatra e un fisioterapista, talvolta, un anestesista per un’eventuale terapia antalgica.
L’osteoporosi gravidica è una patologia transitoria. Questo però non significa che tutto tornerà come prima, anzi. Infatti, il metabolismo osseo tornerà alla normalità ma i danni causati dall’osteoporosi sia in termini di vertebre crollate, sia come impoverimento osseo, resteranno.
Una volta interrotto il meccanismo patologico, si avrà un graduale fisiologico parziale recupero della densità ossea perduta, ma mai tale da ritornare ai livelli pre-gravidanza. Infatti, questo recupero fisiologico non è veloce: spesso tutti gli anni che precedono la menopausa non sono sufficienti per ritornare alla normalità e si resta a lungo fragili. Puoi aiutare il recupero con uno stile di vita sano, oppure puoi accelerare il recupero con l’ausilio di una terapia farmacologica: le opzioni terapeutiche sono descritte qui.
Le fratture guariranno per certo ma, purtroppo, i danni e le deformazioni che le vertebre hanno subito a causa dei crolli e delle fratture, quelli resteranno. Tanto più lavorerai sul recupero muscolare, tanto migliore sarà la qualità della tua vita dopo. Purtroppo, però, il rischio di fratturarti ancora non passerà mai del tutto.
Le opzioni terapeutiche sono, grosso modo, due: una farmacologicamente importante, che accelera il recupero osseo; una più soft, con cui si supporta il fisiologico recupero tramite l’integrazione di calcio e vitamina D. Vi sono pro e contro per entrambe le vie, ma una cosa è certa: non ti puoi curare da sola. Sarà il tuo endocrinologo di fiducia a indicarti la terapia più adatta a te e con lui discuterai delle tue preferenze, dei dubbi, di ciò che vuoi per il tuo corpo.
È certo che alcuni dei farmaci che prenderai, per il dolore o per l’osteoporosi, non sono compatibili con l’allattamento.
È molto probabile, inoltre, che proprio l’allattamento inneschi la patologia, ed è assolutamente certo che sospendere l’allattamento mette in pausa la patologia.
Inoltre, col capoparto si ristabilirà il normale metabolismo osseo, tu comincerai a guarire, il dolore si affievolirà e comincerà il percorso grazie al quale ritornerai autonoma. Buone ragioni per interrompere l’allattamento quanto prima.
Del resto, alcune ex pazienti hanno scelto di continuare ad allattare nonostante tutto, esponendosi al reale rischio di altre fratture e peggiorando la loro situazione metabolica. Alcune si sono rotte ancora e hanno smesso successivamente, altre sono state più fortunate.
Insomma, allattare o meno è un doloroso dilemma. Doloroso, perché dovrai rinunciare a questo legame con tuo figlio in un periodo in cui il contatto tra voi subirà molti altri tagli. Ma una cosa è certa: a un figlio serve una mamma, più che il suo latte.
Lo sappiamo che è difficile. È la paura più grande. Ma non succederà. Tu e tuo figlio siete inseparabili.
In ogni caso, il contatto con tuo figlio cerca di non interromperlo mai. Tieni il più possibile il tuo bimbo su di te, accanto a te, pelle a pelle, respiro a respiro. E quando siete distanti guardalo, canta, sorridi. Cerca di mantenere la calma.
Fino a quando le fratture non si saranno saldate, non potrai. E dover dipendere da qualcun altro per avere cura di tuo figlio sarà la cosa più dura – già lo sai, se sei a questa risposta. Ma non sarà sempre così.
Il tuo medico forse ti dirà di no o forse non si sbilancerà, perché in effetti la fragilità ossea ti espone al rischio di nuove fratture. Ma tutte noi abbiamo ripreso i nostri bimbi in braccio. Qualcuna, chi di noi si allena con più costanza, anche sulle spalle.
Tuttavia dovrai essere paziente, cauta e graduale. Soprattutto all’inizio. Ne va della qualità della tua vita futura.
Perché hai le vertebre rotte. Devi portare il busto fino a che le fratture vertebrali non si saranno saldate. Questo per permettere loro di saldarsi nel migliore dei modi. Per scongiurare altre fratture o il peggioramento dei crolli già avvenuti. Per rimetterti in piedi e recuperare l’autonomia. E per permettere a te di ridurre meccanicamente il dolore – perché, iperestendendo la colonna, il busto impedisce alle vertebre crollate di toccarsi tra loro. Un sacco di buone ragioni per portare il busto, nonostante la fatica! Quando le fratture saranno saldate, inizierai lo svezzamento dal busto – che non sarà una passeggiata, ma vedila così: mentre svezzi tuo figlio, ti svezzi anche tu.
Per quanto tempo devi portarlo? Dipende, lo valuterà il tuo fisiatra o ortopedico. Ma non per un tempo lunghissimo: non per un anno, non per tutta la vita!
Il dolore che senti è quello peggiore ed è causato dalle fratture e dagli edemi ossei, non dall’osteoporosi di per sé. Le fratture e gli edemi sono così dolorosi perché, col movimento, le estremità crollate delle vertebre premono le une sulle altre, e perché gli edemi ossei avvertono le vibrazioni e le pressioni e accendono la miccia del dolore come se ti muovessi, causando quelle scosse elettriche che conoscerai. Ma questo dolore finirà presto. Quando?
Diventerà sopportabile non appena metterai in sicurezza la schiena il dolore – col busto C35 o quello che il tuo fisiatra o ortopedico di riferimento ti consiglieranno. Finirà quando gli edemi ossei saranno stati riassorbiti e le fratture saldate. Datti almeno quattro mesi.
Ricorda comunque che è tuo diritto di paziente la gestione del dolore e che, quando questo è in acuto, va trattato con le opportune terapie antalgiche.
Poi ci saranno altri dolori. Il dolore muscolare-posturale dovuto al busto che, proprio come un gesso, ha causato un forte indebolimento muscolare. Ma soprattutto quello dovuto alla tua nuova schiena. Affronterai questi dolori e ne eviterai di peggiori grazie alla riabilitazione funzionale, fase che dovrai curare con la massima attenzione.
Per l’autonomia e per il dolore. Sono due problemi intrecciati, perché per anticipare l’autonomia puoi affrettare o saltare delle fasi, senza le quali l’autonomia rischia di essere inferiore e il dolore rischia di essere una costante della tua vita.
Come ormai sai, il busto ti accompagnerà per un po’. Quando le fratture si salderanno e lo toglierai, la tua schiena non sarà tornata sana come era prima dei crolli vertebrali, perché le vertebre si saranno aggiustate deformate. I danni subiti non si cancellano, l’osso non ricrescerà, per intenderci.
La riabilitazione funzionale, che ti accompagna nella fase dello svezzamento dal busto ma continua anche dopo, da una parte riabilita i muscoli intorpiditi dal busto, dall’altra agisce profondamente proprio su questo aspetto: ti insegna come compensare, con la corretta abilità muscolare, i danni non reversibili delle ossa.
Se trascuri questa fase, non impari tutte le strategie di cui il tuo corpo nuovo necessita per potersi muovere senza dolore. In altre parole, rischi di andare incontro al dolore cronico.
Affidati a un bravo fisiatra, meglio se in equipe con l’endocrinologo che ti segue: saprà disegnare per te il percorso riabilitativo più adeguato per il tuo recupero funzionale.
Ci sarà comunque il dolore occasionale, più o meno forte. Ma imparerai a gestirlo e prevenirlo. Di management del dolore parliamo approfonditamente qui.
Per guarire? Per guarire dall’osteoporosi, sarà una strada lunga… ma non scoraggiarti. Per guarire dalle fratture ci vorrà molto meno, indicativamente tre mesi. Per tornare ad essere autonoma, molto dipende dall’entità dei danni subiti – ma in sei mesi massimo potrai licenziare tutti I tuoi aiutanti e occuparti personalmente della tua famiglia e di te stessa. Per tornare al lavoro, dovrai considerare tu.
Per il dolore, invece, devi darti delle priorità: in qualche mese il dolore peggiore passerà, per almeno un anno di tempo avrai la compagnia del dolore muscolare, che poi gradualmente passerà via via che recuperi tono, forza ed elasticità muscolare. Alcuni dolori potrebbero accompagnarti per tutta la vita. Il rischio di dolore cronico è reale, per questo è importante che curi la fase della riabilitazione funzionale: è lì che poni le basi per il tuo nuovo futuro. E dovrai fare sempre ginnastica!
Una differenza di categorizzazione. Frattura è il termine più generale, con cui si intende la rottura dell’integrità dell’osso. Il crollo vertebrale è un particolare tipo di frattura delle vertebre, per cui l’osso, il soma vertebrale, non si spacca di netto ma le due estremità orizzontali della vertebra si avvallano, si sbriciolano un po’, causando una deformazione della vertebra stessa, che diventa concava, o obliqua. Vi sono diversi gradi di crollo vertebrale. La vertebra può addirittura collassare. SE hai ricevuto una diagnosi di osteoporosi gravidica, è molto probabile che il dolore di questa frattura lo conosci già.
DOPO
Sì, tornerai come prima, ma a certe condizioni.
Quando le fratture si saranno consolidate e dovrai abbandonare il busto, sarà di vitale importanza la fisioterapia. Devi imparare di nuovo a muovere il tuo corpo, perché il busto ti ha costretta a un movimento innaturale; ma devi anche imparare a muoverti in modo nuovo, perché il tuo corpo è cambiato. Se salti questa fase, il rischio di avere una vita dominata dal dolore cronico è altissimo.
Quando le fratture cominceranno ad essere un brutto ricordo, dovrai comunque gestire l’osteoporosi e la tua nuova schiena: dovrai avere sempre molta cura di te, per gestire e prevenire il dolore. Come? Grazie all’attività fisica. Sì, ma quale?
Il carico aiuta il recupero osseo, ma forse non l’attività fisica ad alto impatto. Devi scoprire tu la tua dimensione. Ma la ginnastica regolare – posturale, pilates, yoga, pancafit, c’è anche chi fa marcia, c’è addirittura una maratoneta! – è la miglior terapia del dolore per noi. Ed è il miglior modo per scongiurare altre fratture.
Sin da subito, ancora col busto, ci sono le camminate – da fare ogni giorno. Non mollare.
Aver avuto una PLO espone al rischio di nuove fratture e che la malattia riprenda il suo corso nel caso di nuove gravidanze. Ma moltissime donne che hanno avuto l’osteoporosi gravidica con crolli vertebrali anche severi, sono diventate mamme di nuovo. Le gravidanze successive, il parto, l’immediato post-partum e la questione dell’allattamento sono monitorati attentamente, per cui si interviene al minimo segnale di qualcosa che non va. Qui puoi leggere le testimonianze di tante mamme bis e tris.
Sì. Le statistiche parlano chiaro: l’osteoporosi espone al rischio di altre fratture vertebrali e quindi, finché non sarai guarita dall’osteoporosi, il rischio di romperti ancora esiste. Forse diminuisce con il recupero della densità ossea, forse no: la questione è assai dibattuta.
Ma una cosa è certa: il modo sicuro per scongiurare altre fratture è, accanto alle terapie, avere un tono muscolare solido e fluidità di movimento. E quindi, facendo ginnastica!
Il dolore che sai, quello delle fratture, passerà definitivamente. Ma è inutile, anzi, è dannoso girarci attorno: gli esiti dell’osteoporosi gravidica ti espongono al dolore. Per fortuna, c’è dolore e dolore.
Il dolore cronico è un rischio reale. Come sai, ti giochi tutto o quasi nella fase delle fratture: durante la loro guarigione e durante lo svezzamento dal busto. Devi affidarti a una squadra meticolosa e competente di fisiatra e fisioterapista. Se il dolore dovesse cronicizzare, l’ideale è che ti seguano nel lungo periodo uno specialista in terapia del dolore – per evitare affannose ricerche di farmaci antalgici, sovrapposizioni, abusi, intossicazioni – e un fisiatra e/o fisioterapista. Infatti il miglior supporto nella gestione del dolore cronico ti viene dalla fisioterapia abbinata all’esercizio fisico.
Il dolore occasionale, invece, non è un rischio ma una certezza. Si tratta prevalentemente di dolore muscolare e nel lungo periodo puoi imparare a gestirlo e prevenirlo, con delle semplici abitudini:
- Curandolo, quando è in acuto, con adeguata terapia del dolore.
- Imparando a riconoscerlo in tempo, così da mettere in atto tutte le pratiche che sai che possono aiutarti a spegnerlo prima di ricorrere ai farmaci: riposo, allungamento, scarico, un’adeguata idratazione.
- Che non significa soltanto evitare o limitare le situazioni in cui puoi avere dolore (sollevare carichi, allungarti all’indietro e tenderti, ad esempio). Ma fare un lavoro certosino di igiene vertebrale a vita. Cioè?
Cioè devi essere allenata, forte, flessibile. Devi curare la postura, imparare a usare gli addominali, abbandonare la sedentarietà, che è la migliore amica del dolore. Ne parliamo meglio qui.
Il dolore cronico è un rischio reale e non devi correrlo. Il dolore ogni tanto ci sarà, ma tu saprai cosa fare. E capiterà sempre meno. Finché comincerà a capitare così di rado che ti sentirai una scema dopo aver appeso l’altalena per i tuoi figli sul ramo più spesso dell’albero che hai in giardino, perché chi ci pensava più, a tutta questa storia!