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Il fisioterapista, accanto al paziente nella riabilitazione dalle fratture: intervista al Dott. Sandro Battistini

Abbiamo parlato nell’ultima intervista del ruolo di uno dei professionisti centrali nella gestione delle fratture da fragilità, colui che progetta il piano riabilitativo del paziente trasmettendo gli obiettivi della riabilitazione al fisioterapista: il fisiatra.
Continuiamo la nostra serie di interviste dedicata agli specialisti della gestione delle fratture da fragilità col professionista che è al fianco del paziente durante tutto il processo della riabilitazione: il fisioterapista.

Il fisioterapista è una sorta di “angelo custode” per il paziente, ancora provato dal trauma della frattura e che versa in una situazione di gravi limitazioni fisiche e di movimento.

Il dolore fisico e l’insicurezza determinata dal recente  “fallimento” del proprio corpo fanno sì che il paziente arrivi spesso all’inizio del processo di riabilitazione in una condizione psico-fisica precaria, per questo il compito del fisioterapista è particolarmente delicato.

Per una riuscita ottimale del percorso di riabilitazione è estremamente importante la relazione di fiducia che si istaura tra professionista e paziente. Del resto il processo di riabilitazione e la sua progressione sono in gran parte guidati dal sintomo, dalla condizione di dolore o benessere del paziente. Il fisioterapista quindi, oltre a possedere tutti gli strumenti e le competenze tecniche che servono a traghettare il paziente da una situazione di semi-immobilità ad una riacquisita normalità, possiede un’altra importante dote, la capacità di ascolto.

Dott. Battistini fisioterapista

Ne abbiamo parlato col Dott. Sandro Battistini, fisioterapista titolare di un centro di fisioterapia e riabilitazione a Roma e docente di Fisiologia e Metodologia di Riabilitazione Generale presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.

Dott. Battistini, quale o quali figure mediche deve aver consultato una paziente con osteoporosi gravidica e fratture da fragilità prima di iniziare la riabilitazione con il fisioterapista?

La paziente in questione deve essere stata valutata da un endocrinologo, per quanto riguarda il lato del metabolismo osseo, e deve aver consultato un ortopedico e un fisiatra per la valutazione del danno osseo provocato dalla o dalle fratture e le conseguenti decisioni relative alla sua gestione.

Potrebbe essere sufficiente consultare anche uno solo dei due professionisti che si occupano del sistema muscolo scheletrico, tuttavia io preferisco che i miei pazienti con fratture vertebrali siano stati valutati da entrambi gli specialisti, in quanto l’ortopedico, oltre a valutare la eventuale necessità di una chirurgia, ha uno sguardo più farmacologico, mentre il fisiatra ha un approccio più fisioterapico.

Quanto deve passare dalle fratture per cominciare la riabilitazione?

La decisione su quando cominciare la riabilitazione spetta all’ortopedico o al fisiatra sulla base della tipologia e della gravità della o delle fratture.

Fin da subito si può pensare ad una magnetoterapia, questo costituisce un primissimo trattamento fisioterapico volto ad aiutare il consolidamento della o delle fratture. A discrezione dell’ortopedico o del fisiatra si possono accoppiare o meno farmaci coadiuvanti.

La decisione su quando implementare il percorso riabilitativo con la kinesiterapia, dando così inizio alla riabilitazione vera e propria, spetta, come dicevo, allo specialista di riferimento. A distanza da un mese dalla frattura, tuttavia, la paziente è sicuramente pronta a cominciare e il fatto che stia eventualmente ancora portando il busto non è un ostacolo all’inizio della terapia riabilitativa. In ogni caso è fondamentale partire con un approccio molto delicato.

Qual è il modo migliore per cominciare la riabilitazione, c’è un percorso preferibile?

Non vi è un percorso universale, ogni paziente deve essere seguita sulla base di quelle che sono le sue condizioni, la sua conformazione fisica, la sua età e tutta una serie di altri elementi che fanno preferire una strategia piuttosto che un’altra. Di certo è preferibile cominciare a lavorare in acqua. I sintomi e le condizioni del paziente porteranno, poi, a modificare l’approccio del fisioterapista e l’intensità dell’impegno a cui il paziente stesso viene sottoposto attraverso gli esercizi di volta in volta proposti.

E’ preferibile iniziare a far lavorare il paziente fuori carico: se la terapia è iniziata in acqua ogni posizione va bene, se si inizia fuori dall’acqua è preferibile far lavorare il paziente da steso piuttosto che da seduto o in piedi.

Per quanto tempo bisogna lavorare fuori carico? Quali sono i parametri per capire quando si può iniziare a lavorare con carico?

Innanzitutto, sarà l’ortopedico o il fisiatra ad indicare quando è possibile porre del carico. Tuttavia quello che fa da guida è il sintomo, se il paziente comincia ad avere dolore sappiamo che ci stiamo spingendo oltre l’orizzonte permesso.

Nella riabilitazione la vera guida è il dolore. Così come lo stato di benessere ci indica che potremmo essere alla fine del percorso.

dott. Sandro Battistini

Quando si considera terminata la riabilitazione?

La positiva evoluzione della sintomatologia e lo stato di benessere del paziente sono i parametri che possono guidare il fisioterapista o il paziente stesso a sollecitare una nuova valutazione con il medico specialista, ortopedico o fisiatra. A quest’ultimo spetta la decisione se considerare concluso o meno il percorso riabilitativo.

Ci sono attività consigliate e attività da evitare nel post riabilitazione?

Nel post riabilitazione il mio consiglio per le pazienti che abbiano subito fratture vertebrali è di continuare a svolgere attività fisica ma, soprattutto nelle prime fasi, in acqua, al fine di minimizzare i rischi. Il nuoto è un’attività sicura che si può sempre svolgere.

esercizio specifico

In un secondo momento, previa rivalutazione dello stato di salute delle vertebre, si può considerare di aumentare l’impegno fisico, al fine di supportare il mantenimento della massa ossea. Si possono, dunque, svolgere attività in palestra, sotto l’attenta guida di un professionista del settore. Escluderei comunque salti e, in genere, attività che producano compressioni importanti sulla colonna.

Sempre nella fase post riabilitativa e di mantenimento, ci sono esercizi che si possono svolgere a casa in autonomia?

ll paziente può svolgere a casa gli esercizi che ha imparato durante il percorso riabilitativo. Sono, ad esempio, utili per il mantenimento esercizi per gli addominali e per i muscoli paravertebrali. In questo caso è importante che il fisioterapista veda svolti questi esercizi e sia tranquillo nel permettere al paziente di proseguire in materia autonoma.

Ci sono esercizi che possono aiutare a recuperare l’ipercifosi dorsale che spesso si produce in seguito alle fratture vertebrali?

Ci sono esercizi sicuramente utili quantomeno per il miglioramento dell’ipercifosi, non sempre però è possibile un totale recupero. Sono particolarmente indicati esercizi di estensione del tronco e allungamento della colonna.

Termineremo il nostro ciclo di interviste con la figura del chinesiologo clinico,  professionista deputato alla potenziamento del paziente osteoporotico che abbia riacquistato le funzionalità base al termine della riabilitazione dalle fratture.
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